Antelao

Sentiero pensato e percorso con Marzio il 9 settembre 2023, con l'intenzione di raggiungere la cima seguendo la normale.

  • Partenza: San Vito di Cadore
  • Arrivo: San Vito di Cadore
  • Giorni: 1, con possibilità di spezzare la salita dormendo in rifugio o in tenda.
  • Km: 22
  • D+: 2300
  • Quota max: 3264
  • Tipologia sentiero: PD - A (qualche passaggio di II)
  • Rifugi di appoggio: Rifugio Scotter (1550 m) e rifugio Galassi (2000)
  • Attrezzatura: Solita da escursionismo, a cui aggiungerei un caschetto.
  • Stagione: Estate avanzata, direi da luglio inoltrato in poi finchè non torna a nevicare.
  • GPX: link
Cartina

Racconto: L'Antelao, il Re delle dolomiti.
Un venerdì sera di metà settembre. Due dottorandi, giovani e promettenti, si appostano alle pendici dell'Antelao. Vorremmo tentare la cima di questa montagna grandiosa, ma sappiamo bene le difficoltà che questa salita comporta. Per risparmiare le energie decidiamo di piantare la tenda a ridosso dell'auto, e passare la sera a guardare le stelle. L'intero firmamento si mostra davanti ai nostri occhi, come se Dio in persona volesse farci percepire la bellezza di tutto il creato. La percepiamo, ma non rinunciamo comunque a mettere a rischio la nostra vita il giorno dopo, quando, di buon mattino e con il solito flemma, rotoliamo fuori dalla tenda e ci mettiamo in cammino.

Un sabato mattina di metà settembre. Due dottorandi macinano dislivello, passo dopo passo, pausa dopo pausa. Le difficoltà tecniche ci tengono impegnati per buona parte della mattinata e del primo pomeriggio. Le facili roccette, tanto decantate dalle riviste alpinistiche, sono solo un lontano ricordo. Respiriamo la severità dell'ambiente, ma non rinunciamo a salire e portiamo fieri la nostra mortadella fino alla croce di vetta.

Un sabato pomeriggio di metà settembre. Due dottorandi e tre pensionati scendono dall'Antelao. Mentre pranziamo osserviamo una cricca di sessantenni intenti a prepararsi un caffè a 3000 metri. Fra questi c'è Sonia, una dolce donna con una vitalità che farebbe invidia anche a un adolescente. Sonia ci spiega che l'Antelao esige rispetto: non roccette, ma rocce, non giretto, ma escursione, non scarponcini, ma scarponi. Sonia non si stanca di ripetercelo, mentre pulisce la moka e finisce di mangiare una bella fetta di panettone. Scendiamo quindi piano dai ripidi e scoscesi pendii dell'Antelao, percorrendo a ritroso la strada che qualche ora prima ci aveva condotto in cima. Dietro di noi, Sonia è legata come un salame da uno degli altri nonnini. Stiamo attenti alle scariche di sassi, sempre presenti ma mai pericolose, e verso sera ci ritroviamo seduti ai tavoli del rifugio Galassi assieme ai tre pensionati, che ci offrono un aperitivo prima di affrontare l'ultima discesa verso le auto.

Un sabato notte di metà settembre. Due dottorandi e tre pensionati dormono in auto. Finiamo di bere e riprendiamo la strada, ma la notte ci avvolge e optiamo per una breve cena al rifugio Scotter, che avremmo incontrato durante la discesa. Una cena a lume di candela, toccante. Gli occhi di Sonia sono lucidi di gioia per la bella giornata e per la bella compagnia. Anche Otto è felice, eccessivamente felice. Guarda Sonia e lei guarda lui. Il terzo vecchio nel frattempo si è già addormentato. Dopo il pasto riprendiamo il cammino e in breve arriviamo alle macchine. Il piano, sia nostro che loro, è dormire in auto e sfruttare la domenica seguente per fare qualche altro giro in zona. Noi puntiamo al Vajont, loro a Sassopiatto. Ci salutiamo e andiamo a parcheggiare le rispettive auto in paesi diversi. Arriviamo sotto la diga, in centro a Longarone, e schiacciamo un pisolino ristoratore. Non piantiamo neanche la tenda, per risparmiare le forze.

Una domenica mattina di metà settembre. Due dottorandi e la diga del Vajont. Sono passati sessant'anni dalla tragedia che ha sconvolto il nostro paese. Prendiamo l'occasione per visitare il posto e accordarci a una visita guidata. Un'esperienza intensa che si conclude con un classico risotto liofilizzato davanti all'auto. Ci rimettiamo quindi in marcia, Trento ci aspetta.

Commento: Salita divertente in ambiente severo. Da non sottovalutare. Nel tratto finale consiglio di guardare in modo particolarmente attento il sentiero e di non perdere mai di vista gli ometti, per quanto siano rari in certi tratti. Noi abbiamo optato per fare l'intera salita in giornata, ma in caso i rifugi Scotter e Galassi rappresentano un ottimo punto di appoggio per spezzare la salita. Nel caso in cui si voglia fare tutto in un giorno consiglio comunque di dormire in auto o in tenda appena fuori dal centro abitato di San Vito di Cadore, esattamente dove inizia il sentiero a piedi (link).



Laste


Ultimo tratto delle laste


Pelmo visto dall'Antelao


Diga del Vajont


Ricordo ai bambini